Old money aesthetic: rivoluzione di classe

Old money aesthetic: rivoluzione di classe

Con cifre da capogiro nelle visualizzazioni su TikTok e Instagram, l’Old Money Aesthetic è una tendenza ormai affermata tra la Generazione Z, che si riconosce in uno stile di lusso ed esclusivo, ma lontano dall’ostentazione. Un look figlio del preppy o college style da sempre indossato da ereditieri e membri dell’upper class, che hanno fatto di questo abbigliamento un simbolo di appartenenza; un segno di riconoscimento che tuttavia non scivola mai nell’opulenza e resta sempre in equilibrio tra lo statement e l’understatement, giusto per rendere meno scontata la messa in pratica. L’old money look appare semplice e spontaneo ma solo per chi ha classe innata, physique du role e ricco portafoglio: tessuti pregiati e abiti sartoriali si abbinano con nonchalance a capi casual come camicie e jeans, ma soprattutto ad accessori personalizzati. Quest’ultimi sono fondamentali e fanno la differenza: i foulard di seta annodati, gli occhiali da sole dal design incisivo ma non eccentrico, i dettagli iconici delle fibie nelle cinture e nei mocassini, i bottoni preziosi sui blazer. Il tutto in perfetta armonia, con una disinvoltura sexy ma non provocante. Il termine Old Money in particolare fa riferimento alle famiglie abbienti da diverse generazioni, tradizionalmente provenienti dalle dinastie statunitensi o dall’aristocrazia europea, come i Kennedy, i Windsor, gli Spencer, i Grimaldi. Nel primo caso è d’ispirazione l’American way of Life, con il preppy style, ovvero il dress code tipico dei college, come quelli dell’Ivy League, dove le famiglie altolocate si tramandano posizioni d’onore. Nel Vecchio Continente invece il riferimento è per lo più a chi possiede titoli nobiliari.

Le implicazioni nell’eyewear

Da diverse stagioni il vintage è oggetto di gran rispolvero nel mondo dell’occhialeria. Oggi tuttavia la tendenza assume connotazioni più precise, con il design anni ’60 che s’impone sulle altre citazioni retrò. I riferimenti allo stile Sixties dell’alta borghesia e del jet set internazionale sono presenti nell’eyewear sotto forma di montature oversize avvolgenti, ovali generosi, frontali e aste bold oppure cat eye dalle estremità accentuate. Poi ricercati pattern tratti dagli archivi e colori lucidi nelle tonalità classiche, che suggeriscono uno statement raffinato ma deciso: il bianco, il blu, il nero, il rosso e tutte le declinazioni dell’havana.

I brand e le icone di riferimento tra ieri e oggi

I capi che costituiscono uno statement di questo stile sono firmati Loro Piana, Brunello Cucinelli, Giorgio Armani, Ralph Lauren, Chanel, Hermès, per citarne alcuni. Ma è indispensabile anche la personalizzazione dello look con dettagli esclusivi e custom, soprattutto nell’ambito degli accessori e della gioielleria. Ieri erano le muse di Hitchcock, Grace Kelly e Tippi Hedren, oggi le rispettive nipoti (meno algide delle nonne) Charlotte Casiraghi e Dakota Johnson. Tra le classiche icone Old Money troviamo Jackie Kennedy e sua nuora Carolyne Bessette oltre, ovvia-mente, a Lady Diana. Ai nostri giorni abbiamo invece Letizia di Spagna e Kate Middleton (entrambe di origine borghese ma con le giuste frequentazioni…) e Kitty Spencer, nipote della compianta principessa. Tra le attrici si possono menzionare Gwyneth Paltrow, Anne Hathaway, Poppy Delevigne, Emma Watson, Blake Lively e Leigton Meester. Non a caso le ultime due sono state protagoniste della serie “Gossip Girl”, produzione tv degli anni 2000 ambientata tra i giovani dell’alta società newyorkese, oggi ritenuta un cult dagli appassionati dell’Old Money Aesthetic.

La polemica ideologica

Dopo la Sexy Aesthetic che ha dominato gli ultimi anni, si afferma quindi la tendenza opposta, dove la sensualità è solo accennata, più cerebrale. La tendenza Old Money non contempla l’essere provocante ma rap-presenta in sé, agli occhi dei più, una provocazione. Per quale motivo? Si tratta di uno stile fortemente legato all’e-stetica WASP (acronimo di White, AngloSaxon, Protestant) ovvero l’elite bianca americana di origine inglese. Anche se, a ben guardare, i maggiori rappresentanti dell’Old Mo-ney look sono stati i Kennedy, cattolici di origine irlandese. Ma nell’immaginario comune certe caratteristiche corri-spondono a quella società prepotente e dominante che per secoli si è tramandata potere e ricchezza. A far storcere il naso oggi è il pensiero che sia il glamour a passare di gene-razione in generazione, come un fatto ereditario in cui non c’è merito né ascensore sociale. In realtà non è proprio così, perché la classe resta una dote innata. Questa apparente mancanza di inclusività e questo capo-volgimento degli ideali estetici è stato criticato, ma il trend non si ferma e a dimostrarlo è il recente cambio di rotta di alcune celebrity. Qualche mese fa Kim Kardashian ha acceso le polemiche presentandosi al MET Gala con l’ico-nico abito indossato da Marylin Monroe in occasione del compleanno di John Kennedy, fortemente dimagrita e con una chioma biondissima. Tutto ciò che riguarda le sorelle Kardashian fa sempre notizia e diventa oggetto di dibatti-to per l’enorme influenza che il clan esercita sul pubblico, soprattutto quando si tratta di determinare tendenze e in-fluenzare i canoni di bellezza. Il modo in cui le Kardashian si vestono, si truccano e la loro stessa fisicità ha un forte im-patto sull’attuale modello estetico. Ecco perché sorprende la trasformazione d’immagine di Kim, Khloé e le altre, av-venuta attraverso diete ferree, decolorazione dei capelli e la presunta eliminazione di alcune protesi che aumentavano le curve. Le Kardashian, in sostanza, si stanno allontanan-do da un modello di bellezza accentuatamente mediterra-neo-mediorientale e dalla sensualità esibita per avvicinarsi a un ideale più sofisticato, più WASP: un riferimento con-siderato irraggiungibile e pericoloso. Il rischio, secondo gli osservatori, è quello della glamourizzazione della magrezza e dell’estremo pallore, già prevalente negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Un atteggiamento che andrebbe a contraddire quei valori di body positivity e salute mentale in cui l’industria della moda ha cercato di riconoscersi ne-gli ultimi anni, con risultati discutibili. Se, da una parte, si è cercato di arginare la diffusione dell’anoressia, dall’altra infatti è stato promosso un modello di bellezza a suon di bisturi che non può essere considerato sano e naturale. 

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